Danza

I segreti di Marianna Kavallieratos rivelati a Spoleto

Marianna Kavallieratos
Marianna Kavallieratos

In questa intervista, la coreografa Marianna Kavallieratos ci ha svelato qualche segreto della sua arte: “Posso prendere ispirazione da qualsiasi cosa: un libro, un’immagine, una scena divertente per strada”.

Dopo la scuola di Robert Wilson, la coerografa Marianna Kavallieratos dalla Grecia sta conquistando il mondo. Al Festival dei due Mondi di Spoleto ha portato il suo lavoro They, ed ha svelato a Teatro.it qualche segreto della sua arte.
 

Nella coreografia They, costringi il pubblico ad affrontare la questione dell’identità. Perché pensi che la danza possa contrubuire al dibattito?
Penso che l’arte in generale possa contribuire a qualsiasi dibattito sociale o politico, come forma espressiva dell’essere umano. Il mio modo di ‘parlare’ alla gente, il mio modo di comunicare è la danza e il movimento. Posso prendere ispirazione da qualsiasi cosa: un libro, un’immagine, una scena divertente per strada. Ma il modo di trasportare tutto ciò nella mia immaginazione e poi trasformarlo in danza, è il mio lavoro e dipende da come io vedo il mondo.

Ci sono due ballerini in scena. Cosa ti ha fatto propendere per questo numero? È necessario essere in due per esplorare la propria identità?
No, non è necessario che ci siano due danzatori. Ma la mia necessità era quella di guardare alla forte relazione tra due uomini e al legame che possono creare. Due individui possono creare una tensione fortissima. Se avessi avuto un gruppo, la pièce avrebbe avuto una prospettiva completamente diversa su questo argomento.

 

Spettacolo "They"

 

Sei stata innanzitutto danzatrice, per essere diventata poi coreografa: come lavori con i tuoi performer? Chi sono per te?
Io sono ancora una danzatrice, quindi per me la creazione di una coreografia deve passare attraverso il mio stesso corpo. Cerco di trasmettere e trasformare il mio modo di muovermi ai miei collaboratori, adattandolo. Lavoriamo insieme a lungo per molte ore. Li reputo personalità uniche che possono portare nei loro corpi e nel loro tipo di movimento il mio movimento.

È risaputo che hai lavorato a lungo con Robert Wilson. Come vi siete incontrati? Chi è adesso lui per te?
Ho incontrato Bob Wilson molti anni fa, quando ero studentessa. Ho lavorato con lui da allora come una performer, e adesso al Watermill Centre coordino i laboratori estivi internazionali. Lui è il mio mentore e il mio grande maestro. Lavorare con lui è sempre stata una sfida complessa e impegnativa, ma ti rende più forte e più potente sul palcoscenico. Ha il potere di cambiare le persone e tirarne fuori il meglio. Il lavoro con lui ha cambiato le mie prospettive sul teatro, ma anche quelle sulla vita in generale.

 

Spettacolo "They"


Sfortunatamente, in Italia c’è un’evidente carenza di performance di danza con un certo riconoscimento. Cosa ne pensi?
Non ho seguito ciò che sta accadendo a proposito in Italia, ma percepisco che i festival e luoghi di incontro dovrebbero invitare più compagnie di danza, incoraggiando così il pubblico a vedere più spettacoli come questo. Dovrebbe esserci un interesse maggiore e più specifico da parte degli organizzatori su questa arte.

La passione che hai per il tuo lavoro colpisce molto. Ma quali sono le speranze per il futuro della tua arte?
Io voglio e spero di poter sempre essere in grado e di continuare a lavorare. In Grecia per la situazione economica è davvero molto difficile trovare fondi statali o sponsor privati per la danza. La danza è quella che chiamiamo ‘il parente povero’. Ma questo ci fa desiderare sempre più ardentemente di continuare, malgrado gli ostacoli, e di essere creativi, di avere una voce forte attraverso la danza.